La separazione (o divisione) dei poteri è uno dei principi fondamentali dello stato di diritto. Consiste nell’individuazione di tre funzioni pubbliche nell’ambito dellasovranità dello Stato – legislazione, amministrazione e giurisdizione – e nell’attribuzione delle stesse a tre distinti poteri dello stato, intesi come organi o complessi di organi dello Stato indipendenti dagli altri poteri: il potere legislativo, il potere esecutivo e il potere giudiziario (gli stessi termini vengono usati anche per indicare la funzione a ciascuno attribuita).
La locuzione quarto potere individua la facoltà del potere economico di influenzare l’opinione pubblica e le scelte dell’elettorato attraverso i mass media o l’attività dilobbying, violando i diritti alla libertà di pensiero e di stampa[1]. Quest’uso metaforico del termine potere si ispira alla teoria giuridica della separazione dei poterifondamentali dello Stato: legislativo, giudiziario ed esecutivo. A questi si aggiunge il cosiddetto quinto potere, quello cioè delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione[2].
Questa è la spiegazione di Wikipedia.
Vi volevo proporre questa riflessione. In questi giorni mi sono trovato a dover rimanere a casa perché ho avuto la brutta e pesante influenza stagionale. La mia compagna più fedele e presente è stata la televisione ma anzi dovremmo analizzarlo al maschile il televisore in quanto elettrodomestico oggetto utile in una casa. Lo analizzo come elettrodomestico perché con molta pigrizia (anche perché stavo realmente male) non mi sono messo a cercare i programmi a me preferiti oppure i film che non ho mai avuto il tempo di vedere, pigramente per l’appunto accendevo e lasciavo lì tanto per compagnia.
Ed è proprio in questa pigrizia che sono stato investito da questo quarto potere, perché la televisione durante il giorno nei canali generalisti si occupa delle più disparate situazioni, passando con una naturalezza agghiacciante dalle tagliatelle di nonna Pina agli omicidi più efferati. Non sto parlando dei telegiornali che più o meno faziosi cercano di raccontare una realtà che onestamente non è sicuramente tutta rose e fiori, ma invece mi riferisco ai programmi di approfondimento, dove pseudo giornalisti/e vestono i panni di investigatori che il grande sherlock holmes quasi quasi dovrebbe prendere appunti, sentenziando senza ragionevole dubbio colpevolezze , condanne e pene rendendo secondo loro inutile il lavoro di scienziati e poliziotti.
Preferisco non parlare di quando santificano certi medici che propongono cure.
Quindi in tutto questo la mia riflessione è quanto senso di responsabilità hanno questi giornalisti?
Si accorgono che mettono in testa una realtà possibilmente ipotetica, anche perché questi programmi vengono comunque visti con una certa rilassatezza. Mi spiego meglio, non viene guardata come una lezione didattica, me ne rendo conto, però comunque nella testa delle persone ha comunque una presa.
Quanto è fragile il pubblico a cui si propone questo tipo di informazioni?
Io comunque nel mio piccolo prima di scrivere qualcosa ci rifletto veramente tanto.
Ma intanto un consiglio voglio darlo quando ascoltiamo qualcosa o qualcuno ragioniamoci sempre su.
Rispetto per gli altri e rispetto per se stessi questo è fondamentale.