Vivo vivo nell’immagine che mi sono creato.
Vivo una vita che non mi sono scelto.
Vivo una vita, è questo l’ho scelto.
L’equilibrista.
L’equilibrista solitario nel suo percorso
sembra quasi ignorare chi gli sta attorno.
Il suo precario equilibrio
può perdersi con un soffio di vento.
Con gli occhi diritti verso l’obiettivo,
si rafforza poggiandosi a chi presta interesse.
La fragilità di un’apparente sicurezza
ha bisogno di strumenti per bilanciarsi.
Stringe tra le mani un’asta poggiata sul nulla,
sorretta soltanto da un timido applauso.
Il suo pubblico è il vero sostegno
senza di esso perderebbe la strada.
Come un equilibrista solitario nel mio essere
sembro ignorare chi mi sta attorno.
Il mio precario equilibrio
può perdersi in un bacio affettuoso.
Con gli occhi dritti verso l’obiettivo
sostenuto dà chi lo desidera.
Stringo tra le mani una penna virtuale
sorretta da un timido interesse.
Condividere il mio essere
non mi farà mai perdere la strada.
Ti scrivo per sentirci soli assieme
il nostro percorso diventerebbe più leggero
Un tuo bacio come un soffio di vento
può farmi trovare il vero equilibrio.
Guardando dentro i tuoi occhi
so esattamente dove andare
Stringimi le mani assieme
sarà come in un volo infinito
Due esseri realmente differenti
possono creare qualcosa di magico.
Certe volte ad essere profondi si rischia di rimanere al buio.
L’importanza di chiamarsi… Me stesso.
Il titolo originale sarebbe L’importanza di chiamarsi Ernesto (nell’originale in lingua inglese: The Importance of Being Earnest) – a volte conosciuto come L’importanza di essere Franco, L’importanza di essere Fedele o L’importanza di essere Onesto – è una commedia teatrale in tre atti di Oscar Wilde, rappresentata per la prima volta a Londra il 14 febbraio 1895.
Il significato più inerente viene dato dall’assonanza di Ernesto con onesto che in lingua inglese si pronunciano in maniera simile. Ma può veramente un nome dare un’impronta alla persona? Indubbiamente tutti noi abbiamo un nome proprio, ma questo nome lo condividiamo sicuramente con altri, per quanto possa essere originale o stravagante nei miliardi di persone che ci sono al mondo troveremo qualcun altro col nostro nome. Rifletto spesso su che “importanza” abbia il nostro nome ritengo alcuni nomi al quanto normali anche se ovviamente alle spalle di un nome c’è sempre una persona nella sua unicità. Ci sono nomi propri che sono stati più o meno di moda influenzati da quel personaggio famoso esso sia reale o inventato. Certo secondo questo mio personale ragionamento bisognerebbe riflettere un po’ di più nel decidere il nome del proprio figlio in fondo ho conosciuto molte persone che in età adulta hanno deciso di farsi chiamare in altro modo come se questo cambiamento possa cambiare il loro essere. Specialmente nell’epoca di Internet crearsi uno pseudonimo è stato molto più semplice anche se questa usanza ha creato alle volte delle aberrazioni mostruose. Quindi in fondo nella natura umana che abituata a catalogare a dare un nome ad ogni ruolo il nome ha il suo ruolo (perdonate la ripetizione). Anche il nome proprio delle persone potrebbe creare una caratterizzazione del soggetto quindi chissà se il nome di un grande condottiero possa dare a quel bimbo delle possibilità che un nome come Ugo non darebbe (in realtà ci sono tanti Ugo famosi ed importanti). Tradizione fondamentalmente del sud Italia e quella di dare ai figli il nome del nonno come se questo desse una continuità alla famiglia, io non sono un tipo fondamentalmente tradizionalista ma non certo punto di vista questa tradizione posso capirla, certo mi ritengo fortunato che mio nonno non abbia avuto un nome troppo antico o strano ma sono fiero di portare il suo nome. La figura di mio nonno il suo “nome Nino” è un onore e onere da portare in quanto anche dopo anni dalla sua prematura scomparsa viene ricordato come il grandissimo uomo che era. Non vi nascondo che nella mia vita questo peso non abbia influito, infatti da adolescente mi facevo chiamare Antonio o Antonino in realtà è lo stesso anzi anagraficamente parlando sarebbero più giusti quello è il modo più confidenziale di farsi chiamare. Trovare un’identità essere se stessi non è proprio facile è molto più semplice alle volte fingere di essere qualcun altro in quel modo anche gli errori che commettiamo non li sentiamo davvero nostri.
Quando sono diventato abbastanza maturo mi sono sentito pronto e fierissimo di portare questo nome perché per essere dei grandi bisogna essere come mio nonno incorruttibile serio e gentile con il prossimo, perché lui ed io siamo semplicementeNINO fieri di quello che siamo stati e che saremo. Un unico rimpianto per me sarà quello di non poter dare il nome di mio padre al mio figlio che purtroppo penso che non avrò perché proprio lui è la persona in vita che stimo di più al mondo.
Vi invito a pensare un po’ a i nomi delle persone che conoscete e magari cercare qualche punto in comune.